Ghar Boys from Semmama

Nel caos che ha seguito la rivoluzione del 2011, alcune bande armate jihadiste hanno stabilito delle zone di resistenza sulle montagne tunisine al confine con l’Algeria e gli scontri con le forze di sicurezza sono andati via via inasprendosi, con un bilancio negli ultimi tre anni di più di ottanta morti e duecento feriti, tra forze dell’ordine e civili.

Adem, vent’anni e una testa piena di capelli ricci, si è avvicinato alla breakdance a diciassette, quando ha visto un suo compagno di scuola ballare. “Ci alziamo presto qui in montagna. In estate alle cinque, appena c’è luce e fa più fresco, ci troviamo qui alla grotta per allenarci. Durante le vacanze estive, tutti i giorni, anche la sera verso le cinque. Durante l’inverno, nei fine settimana e dopo la scuola, finché non fa buio noi continuiamo”. Con Halim, Anwar e Skander, ha deciso di non aspettare l’intervento dello stato, ma di farsi strada da solo nel panorama artistico tunisino, attingendo esclusivamente ai propri mezzi, esigui ma potenti: la passione per la danza, un cellulare e tantissima energia.
“Siamo un gruppo di trenta, qualche volta anche quarantacinque bboys (ndr ballerini di breakdance), tra gli otto e i venticinque anni. Noi, i più grandi, insegniamo ai più piccoli i passi base, poi con i cellulari mettiamo la musica e a volte possiamo anche guardare i tutorial su youtube per imparare nuovi passi e poi esercitarci”.

estratto da: In Tunisia con l’hip hop si combatte il terrorismo